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E scusami per l’amore che non ti ho dato

Io me lo ricordo benissimo il giorno in cui abbiamo fatto pace.

Avevamo appena finito di fare l’amore, andando dal letto al bagno siamo passatə davanti al grande specchio ed è stato lì che ti ho vista per la prima volta, probabilmente.

Bloccata nel suo abbraccio, mi ha costretto a guardarti con i suoi occhi, mentre mi sussurrava all’orecchio ‘Vedi quanto sei bella? Non sei perfetta, sei bella. Hai una luce che le altre non hanno, sei forte, intelligente, sei sexy. Guarda quanto sei bella, le altre non saranno mai come te.’

Ed io ho tentennato, non riuscivo a sostenere lo sguardo, nella più devastante fragilità del pudore post orgasmo di un corpo che ha smaltito tutta la sua adrenalina erotica negli ultimi tremolii. Ma poi ho vinto. Ho vinto il mio sguardo fiero sulle mie tante curve, anche lì dove non servono. Imbarazzato sì, ma fiero.

Del resto, era quello che cercavo, no?

Cercavo te, negli sguardi e nelle mani degli uomini con cui andavo a letto.

Non è stato mica un percorso semplice quello che mi ha portato ad amarti. Mi è costato 8 anni di manipolazione, violenza psicologica, distruzione dell’autostima che si faceva chiamare matrimonio.

Ma, torniamo indietro.

Non ti ho mai perdonato la pancetta e le cosce importanti, neanche da bambina, quando le altre sfoggiavano minigonne di un viola brillante ed io ero costretta a portare i pantaloni per evitare sfregamenti.

Poi la scuola superiore, ed io che ti coprivo mentre le mie amiche indossavano il minimo indispensabile. Maglioncini corti banditi, jeans larghi e giubbotti in vita anche ad agosto.

Eppure eravamo solo una tg 46, ma mi sembravi un’enormità. A guardarti adesso nelle foto mi rendo conto di quanto fossi magra rispetto al ricordo che ho di te.

Non pensavo che qualcuno potesse essere attratto da te, così goffo e tondo. Così ho puntato su altre doti: sensibilità, intelligenza e tanta voglia di amare. Troppa, probabilmente. Mi ci sono aggrovigliata fino ad incastrarmi. Credevo che puntare tutto sulla mia capacità di amare avrebbe riequilibrato il tuo (mio) essere fuori forma, che se qualcuno mi avesse amato per ciò che ero dentro non avrebbe fatto più caso a come ero fuori. Invece di amarti come parte di me, ti rinnegavo come se fossi lontano da me.

Devo chiederti scusa per tutto questo. Non lo meritavi affatto.

Però un applauso devo farmelo: quando ho raggiunto la consapevolezza di aver permesso ad un amore malato di condizionare tutta la mia vita mi sono fermata per capire da quale crepa della mia anima ho nutrito la mia fragilità, ed è lì che ti ho visto, a piangere in un angolo della mia coscienza. Ti stavo rifiutando permettendo a qualcun altro di mettersi tra noi, invece di guardarti e abbracciarti.

Ed è proprio quel giorno, quando lui mi ha detto ‘Guarda quanto sei bella’ che, improvvisamente, in te ho visto tutto ciò che non ho mai voluto vedere prima. No, non è stato il primo a dirmelo, ma è il primo al quale ho dato ascolto, perché finalmente ero pronta a farlo.

Così ho imparato a tradurre le tue forme in amore, tutto l’amore che mia madre convertiva in cibo, quello che a lei spesso scarseggiava quando era bambina, ma che a noi figlie non avrebbe mai fatto mancare. Mai.

Non era cibo, era amore. Non sei grasso, sei amato. Non devi cercare amore fuori, ne hai già tanto dentro.

Allora perché i vestiti non ti stanno come alle mie amiche? Perché sono piccoli, loro! Piccoli come quelli che ti hanno deriso, che ti hanno rifiutato, che non hanno saputo vederti! Il vestito non ti sta male, è troppo piccolo per l’amore che hai ricevuto. Lo specchio non è un tuo nemico, ti sta solo invitando a cambiare lo sguardo che gli rivolgi. E i vestiti? Compra quelli che stanno bene a te, non alle mie amiche!

Caro mio corpo, tu sei il mio tempio. Ho sempre cercato di accettarti, ma l’accettazione non fa parte dell’amore. L’accettazione è un fragile tentativo di mettere a tacere la coscienza, è fingersi buoni nonostante il giudizio. Ma l’amore non giudica, non vede differenze, non discrimina. L’amore è.

Ed io ti amo

Per questo ho imparato ad ascoltarti, a mettere le tue esigenze al primo posto, perché lo so che tu vuoi salvarmi da me stessa, quando lavoro troppo e mi chiudi gli occhi dalla stanchezza, quando con i tuoi eczemi mi difendevi dal sesso che non volevo più fare col mio stalker, quando passo la notte con dei crampi improvvisi e tu mi chiedi di bere latte _che normalmente non tolleri_ perché tu lo sai che è la soluzione più veloce all’alga tossica che ti ha avvelenato.

Perdonami corpo mio, sono ancora in tempo per farmi assolvere?

Adesso lo so: Sono vasta, contengo moltitudini. In una 42 non ci entrano tutte le mie esperienze, i sorrisi e gli abbracci, tu invece sei perfetto così come sei! E dimagrirò solo quando me lo chiederai tu, quando mi dirai che ti senti appesantito, che vuoi tornare ad essere agile come un tempo. Nel frattempo, però, nessuno si intrometta in questo nostro grande amore.

Se a qualcuno tu non aggradi, ce ne frega qualcosa? No, dico davvero! Che ogni cicatrice, ogni segno sulla pelle ce lo siamo meritato, ce lo siamo sofferto! E gli altri che ne sanno? Dov’erano? Che diritto hanno di giudicarci? Di ‘accettarci’?

Noi ci amiamo, godiamo senza limiti, sappiamo restare più nude del nudo (scegliendo solo occhi che meritano la vista di tanta meraviglia), abbiamo serrato la crepa in difesa della nostra fragilità, andiamo a dormire quando siamo troppo stanche, mangiamo solo ciò che tolleriamo, amiamo solo chi ci ama.

Perché un amore come il nostro è l’invidia di tutti, è oro per le gazze ladre, è l’uva per la volpe che non ci arriva.

Un amore come il nostro va tutelato e adesso lo so che noi, insieme, siamo più forti di tutto.

E scusami per l’amore che non ti ho dato.

La tua mariablu

NB: Le foto in questa pagina, scattate dalla dolcissima Marina Giannotti, risalgono a 12 anni fa, quando iniziavo a mettere le ali. Ha saputo fermare nel tempo questo mio cambiamento, ed io le sarò sempre grata per questo enorme regalo che mi ha fatto.

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