simbolo dell'arcobaleno
Coinvolgere,  Comunicare

Se il simbolo è la risposta, la domanda qual è?

Dalle lettere che compongono una parola, ai colori, ai loghi, alle istruzioni sugli elettrodomestici, al codice della strada, alle fiabe: i simboli sono ovunque. Ma quanto sappiamo (o ignoriamo) di loro?

Un simbolo sintetizza, racchiude un significante più ampio, richiama alla memoria ciò che non è tangibile, mette insieme. Ma, quindi, a quale urgenza risponde? Se il simbolo è un ‘segno di riconoscimento’, il bisogno è l’appartenenza. Ad un club, ad una cerchia, ad un circolo, oppure al genere umano.

Non si venga dunque a dire che la forma simbolica è buona solo per il volgo; sarebbe vero piuttosto il contrario; o, meglio ancora, essa è ugualmente buona per tutti, poiché aiuta ciascuno a comprendere o meno completamente, più o meno profondamente la verità che rappresenta, secondo la misura delle proprie possibilità intellettuali. Così, le verità più alte, che non sarebbero in alcun modo comunicabili o trasmissibili con qualsiasi altro mezzo, lo divengono fino a un certo punto quando sono, se così si può dire, incorporate in simboli quali le dissi simuleranno senza dubbio a molti, ma le manifesteranno in tutto il loro splendore agli occhi di coloro che sanno vedere.

René Guenon, Simboli della Scienza sacra

Era il 2000, forse un po’ prima, quando ho incrociato sulla mia strada la potenza del simbolo. Solo in quel momento ho iniziato ad unire i puntini del percorso per realizzare la mia costellazione.

E no, non parlo dei simboli per come siamo abituati a viverli noi, parlo del loro aspetto più profondo, tradizionale. Perché i simboli hanno vari livelli di significato, in base al contesto in cui sono collocati, ma c’è un livello al quale non si può sfuggire ed è quello che parla direttamente alla nostra condizione di esseri umani.

La differenza non è da cercare nel simbolo in sé ma in tutto ciò che lo circonda. I simboli prendono vita nel contatto con le persone e sono proprio queste a determinarne l’effetto. Sembra un’affermazione confusa e campata per aria, ma la realtà è molto più concreta di quel che sembra.

Prendiamo ad esempio l’arcobaleno

Se dovessi chiedervi cosa simboleggia l’arcobaleno sono certa che la vostra risposta conterrebbe le parole ‘Gay’ e ‘Pace’. La cosa più bella di questo simbolo è che la sua lettura tradizionale e quella attuale hanno molto in comune, ma i loro percorsi sono diversi.

L’arcobaleno associato alla comunità gay è stato utilizzato per la prima volta sulla bandiera realizzata da da Gilbert Baker commissionato da parte di Harvey Milk per il primo Gay Pride della storia, quello di San Francisco nel 1978. In quell’occasione Baker prese ispirazione da Over The Rainbow, cantata da Judy Garland ne Il Mago di Oz, divenuto l’inno della comunità omosessuale americana per il mondo di pace e amore che auspica e che si trova proprio lì, oltre l’arcobaleno.

Certamente la Rainbow Flag, raggruppando varie sfumature di colore, rappresenta di per sé l’inclusione che valorizza la diversità lasciando spazio ad ogni espressione e tonalità, sfruttando anche la brillantezza dei colori che ne descrivono bene il carattere.

Da allora sono passati più di 40 anni, la bandiera ha subito modifiche nel tempo per motivi legati alla produzione, ma l’essenza è rimasta intatta: l’arcobaleno rappresenta la diversità nella memoria collettiva di ognuno. Ed è così che nascono i simboli nell’era moderna, diventano riconoscibili attraversando un percorso fatto di tappe in comune, di spazi di condivisione che si fanno appartenenza, lì dove la memoria approda e attinge ogni volta che incontra il segno.

Il simbolo oggi e sempre

Fondamentale questa specifica nella distinzione tra il simbolo come lo conosciamo noi e il simbolo sacro della tradizione: i simboli attuali nascono solo nel momento in cui la sovraesposizione del simbolo stesso lo rende noto e famoso al pubblico, richiamando altri significati alla memoria collettiva. Ma ciò è possibile solo in presenza di una persona informata, che abbia delle nozioni alle quali ‘agganciare’ quel segno.

Il simbolo sacro invece parla alla parte più istintiva di noi, quella, per intenderci, nella quale ogni bambino o bambina trova le informazioni per imparare a succhiare il latte o a camminare. Fa parte di quel bagaglio di conoscenze insito nella mistery box che ci consegnano alla nascita.

L’immagine dell’arcobaleno richiama infinite sfumature simboliche: la femminilità e la fertilità, che si rifannno anche all’immagine del pentolone pieno di monete d’oro alla fine dell’arcobaleno, perché un nuovo figlio portava ricchezza; il ponte che collega la sfera celeste alla parte terrena, quindi che si fa strumento di passaggio e collegamento (e contiene 7 colori, come la scala a 7 pioli che rimanda alla stessa azione) tra gli umani e gli dei; in molte tradizioni l’arcobaleno è associato al serpente quale essere vivente del mondo sotterraneo che si eleva spiritualmente alla sfera celeste, assumendone anche la forma ad arco e, in alcuni casi, trasformandosi in piume colorate; nella religione cattolica, inoltre, il ponte dell’arcobaleno concretizza l’alleanza tra Dio e il suo popolo nel caso di riconciliazione dopo l’ira divina.

Cosa accomuna le due versioni del simbolo?

Tutte queste interpretazioni del simbolo sono accomunate dall’idea di passaggio, di apertura, ma anche di scelta perché abbiamo a disposizione due punte dalle quali poter partire. Apertura, scelta, ponte mi fanno pensare al percorso obbligato per ottenere quel mondo di pace e inclusione al quale aspira la bandiera della comunità LGBTQ+.

Prima di cercare una risposta, forse, dovremmo capire bene la domanda: A cosa apparteniamo?

Il mio invito è a regredire allo stato innocente dell’infanzia e guardare al simbolo senza le sovrastrutture che dominano la mente di una persona intellettualmente informata e, se per vari e diversi motivi, milioni di persone al mondo si riconoscono in un arcobaleno, dovremmo guardare il simbolo piuttosto che puntare il dito su di loro.

Non sono cattolica ma provo a chiedermi cosa si possa provare a sentirsi parte di due gruppi sociali apparentemente in conflitto tra loro, e quali emozioni possa provocare dentro ogni essere umano: deve essere una sensazione terribile.
Chiedo scusa alle persone coinvolte, non voglio neanche ergermi alla donna bianca cisgender che pretende di sapere tutto di tutto, sono una comunicatrice e faccio il mio lavoro: osservo.

Ancora una volta trovo la risposta nel simbolo.

Il 13 gennaio è la Giornata mondiale del dialogo tra religioni e omosessualità, che ne dite di incontrarsi da qualche parte oltre l’arcobaleno?

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