fraintesa e la condivisione
Comunicare

Fraintesa e il potere della condivisione

Un anno fa avevo il Covid e non lo sapevo.

Di quel periodo ho ricordi molto confusi, non riuscivo a leggere né a capire quel poco che vedevo, avevo gli occhi gonfi per la congestione, i dolori alle tempie, la mente annebbiata dalla debolezza e dalla mancanza di sonno. Insomma, ero decisamente assente, anche i ricordi che ho sono offuscati.

Però quel momento me lo ricordo bene, quel post che ha preso tutta la mia (poca) attenzione.

E nella grigia memoria di quel periodo ricordo perfettamente lo squarcio provocato quella storia su Instagram: la fiamma di una candela. Uno squarcio di luce, triste, tagliente.
Francesca non c’è più.

Un anno fa avevo il Covid quando è morta Fraintesa.

È bastato un attimo per farmi vergognare della lagna sulla mia sofferenza, sull’isolamento e del mio corpo che non rispondeva più ai comandi. Ero arrabbiata perché non sentivo più odori e sapori, ero nervosa perché temevo di non poter festeggiare il mio imminente compleanno. La morte di Francesca è stata ‘a livella, mi ha rimesso in ordine le priorità, mi ha fatto sentire stupida. Sono una persona fortunata, sono stata positiva al Covid, con sintomi non lievi ma comunque curabilissimi, rispetto a Francesca non avevo alcun motivo per lamentarmi.

Però un’altra cosa ricordo benissimo di quel momento. Nonostante il mio avaro cognitivo fosse più pigro del solito, nella nube di pensiero che avevo sulla testa si è fatto strada lo stupore per quel dolore più profondo del previsto.

Perché ho pianto così tanto per una persona mai vista?

Perché Francesca era bella, era luminosa e contagiosa, ti veniva voglia di abbracciarla dopo ogni post ma non per il dolore della sua malattia, piuttosto per l’energia potente dei suoi pensieri che arrivava dritta a segno.

Fraintesa

Ho conosciuto Fraintesa in una diretta di Giulia Bezzi (alla quale va la mia gratitudine per questo) durante il primissimo lockdown del 2020 in cui parlavano delle conseguenze della pandemia sul turismo.

Però il primo vero incontro con lei è stato il video delle patatine fritte, in cui il contorno della sua vicina al ristorante la sera precedente diventa un pretesto per fare un inno alla vita, tra una chemio e un’autocritica, un invito a godere ogni momento di felicità fino in fondo senza precludersi nulla.

Lo rivedo ancora oggi quel video, per la delicatezza con la quale lei ha saputo affrontare argomenti importanti con leggerezza, la stessa di chi conosce le profondità dell’animo. Soprattutto per ricordarmi, ogni tanto, di ristabilire le priorità nella mia vita.

E allora lasciatemi andare ad una riflessione più banale: come fanno alcune persone a superare l’ostacolo del virtuale per entrare nella vita vera? In che momento, e in che modo, alcunə content creator che hanno una gran community sui social, passano dalla recensione di prodotti a raccogliere le confidenze di persone estranee?

C’è condivisione e condivisione

Certo, lo sappiamo che utilizzare gli adesivi con il box per le domande e ripostarle con le risposte fa engagment, che crea empatia e aumenta le interazioni, ma in alcuni casi si va ben oltre i numeri e gli strumenti. Ma coinvolgere con la condivisione è un’altra cosa.
Penso a @stazzitta, @piuttosto_che, @isabella­­_borrelli, penso a quante persone si rivolgono a loro per confidarsi, per sciogliere dubbi e avere consigli. Credo che loro siano davvero il lato bello del web e mi commuove il legame profondo che sono riuscitə a creare grazie alla sincerità con la quale si approcciano alla loro community

Sono moltə ə ragazzə che sentono l’esigenza di confidarsi con una persona sconosciuta perché, evidentemente, si sentono liberə dai giudizi, filtrati da un telefono che nella vita vera non sa difenderli. Provo anche tanto rispetto e ammirazione per le loro risposte, per la comprensione e la capacità di reagire con affetto sincero a chi chiede loro un consiglio, trovando in loro il senso più profondo della condivisione. Quella vera.

Ci sono persone, come Fraintesa, che riescono a ricordarci il valore del verbo Condividere: Dividere, spartire insieme con altri, ovvero moltiplicare dividendo, regalare un pezzo di emozione per riprodurlo, mettere in comune un dolore per annientarlo.

In inglese è più bello: la legacy di Fraintesa

E la magia che ha realizzato Francesca esiste ancora oggi. C’è il suo libro Vivi ogni giorno come se fosse il primo, c’è il murale che le è stato dedicato realizzato dalla street artist Stefania Marchetto in arte SteReal, c’è un documentario di Lucia Ceriani dedicato a lei, c’è un Ambrogino d’oro alla memoria per il suo impegno nella prevenzione del tumore al seno, ma soprattutto esiste una “Borsa di studio AIRC per l’Estero Francesca Fraintesa Barbieri”, una tipologia di finanziamento di durata biennale dedicata a giovani ricercatori e ricercatrici che desiderano intraprendere un percorso di formazione all’estero in un laboratorio di eccellenza in campo oncologico realizzato con una raccolta fondi in sua memoria che ha raccolto oltre 100mila euro in tre giorni.

Non ho parole da aggiungere a tutta questa bellezza che vive grazie a Fraintesa (e a chi come lei condivide pezzi di sé), se non un sentito grazie al suo compagno Andrea Riscassi che mantiene vivissima la sua memoria e a Ezio Totorizzo che me la fa sentire più vicina, e con lui tutte le persone che l’hanno conosciuta e amata in vita e sempre.

L’unico viaggio impossibile è quello che decidi di non iniziare

Fraintesa

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