
La regina dai mille colori (e altri messaggi occulti)
‘Ancora a parlare della Regina stai? Non sono bastati dieci giorni di funerale?’
‘Era solo una privilegiata’
‘Ma come si vestiva?’
‘Tu dici così ma non sai cosa ha fatto’ (Ah, perché, tu lo sai? Sarai mica dell’Intelligence inglese? Ma dai!)
Ora, aiutatemi, ho finito con le banalità da haters di periferia? Eh no, perché vorrei passare ad altro.
Per esempio, al doppio arcobaleno che è spuntato su Buckingham Palace proprio mentre la Regina Elisabetta II spirava nel suo castello di Balmoral. Un saluto all’altezza della regina dai mille colori.
Mettiamo le cose in chiaro
Non ho mai nascosto la mia simpatia per Lillibeth, soprattutto per quella data di nascita che abbiamo in comune, che mi fa provare per lei una certa empatia e mi porta a chiedermi ogni volta ‘Ma io cosa avrei fatto al posto suo?’ È altrettanto chiaro che non posso provare lo stesso feeling con il sistema monarchico, sul quale non mi soffermerò neppure, non avendo strumenti per farlo.
Però la mattina del 19 settembre apro windows e mi dice che le ricerche più popolari, in Italia, in un lunedì qualunque, riguardano il calcio e il funerale della Regina. Ma come? ‘Lei non è la nostra Regina, noi abbiamo abolito la monarchia’ e poi tutti vogliono seguire il suo funerale?
Certo, perché Elisabetta II ha fatto della sua ereditarietà un brand e pur, non dovendo spodestare nessuna concorrenza, la sua morte ha coinvolto tuttə in un dispiacere che oltrepassa i confini geopolitici.
‘Voglio servire e non essere servita’ ha detto fin da subito, citando la Bibbia (la sua figura di regnante era anche a capo della Chiesa Anglicana) e avvalorando un cambio di rotta rispetto alla direzione della monarchia stessa. Dimostrando, soprattutto, di padroneggiare con destrezza la sua grande capacità comunicativa nonostante la sua giovane età.
Le sue prime volte
Regina per 70 anni, wow! Ripercorrere la sua vita significa collezionare numeri impressionanti per incontri fatti, eventi storici vissuti, sudditi sparsi nel mondo, decisioni prese. Il suo regno è secondo, per durata, soltanto a quello del Re Sole, Luigi XIV di Francia. Elisabetta II è la storia.
Ma la sua storia non è fatta soltanto di numeri e persone, è lapalissiano che la novità più grande nel suo percorso rispetto ai suoi predecessori sia il rapporto con il mondo dell’informazione che, in quasi tre quarti di secolo, è cambiato del tutto.
Ha iniziato subito a cambiare le cose: La sua incoronazione, avvenuta il 2 Giugno 1953, è stata la prima della storia ad essere trasmessa per intero in tv e, sempre in tv ma nel 1957, lei ha inaugurato la nuova tradizione degli auguri di Natale che, prima, erano trasmessi soltanto per radio. Ha anche inviato la prima mail reale, ed ha visto la sua immagine diventare gadget e meme sui social.

La Regina ha aperto i primi account ufficiali su tutti i social! Senza richiedere l’intermediazione di un social media manager, il suo primo post su Instagram ha già un ottimo contenuto “Oggi, ho visitato il Museo della Scienza e sono andata a cercare all’interno degli Archivi Reali una lettera indirizzata al mio meraviglioso trisavolo, il Principe Alberto… Non potevo non pubblicare il mio primo post su Instagram, proprio nel Museo della Scienza che a lungo ha sostenuto la tecnologia, l’innovazione e ha ispirato la nuova generazione di inventori”.
La storia privata e quella pubblica
Vivere una vita in cui il protocollo reale e gli affetti si mescolano senza confini, mentre decidi come filtrare le notizie all’esterno deve essere estenuante. Io la immagino, in Kenya nel viaggio in cui sostituiva suo padre già malato, mentre suo marito le comunica la morte del sovrano mentre le si inchina davanti perché, da quel momento e per tutta la sua vita, lei è diventata la sua Regina.
Era il 1952, e la scena possiamo solo immaginarla. O vederla su Netflix in The Crown.
Nel frattempo molte scelte comunicative, giuste o sbagliate, sono state compiute dalla Regina in persona.
Nel mezzo c’è lei, Elisabeth
Allo stesso tempo anacronistica e attualissima, forse proprio grazie alle condizioni che la tenevano lontano dalla quotidianità che conosciamo noi, chiusa in una bolla che poco appartiene alla società contemporanea, ha saputo prevedere e anticipare difficoltà e opportunità dell’evoluzione dei mass media.
E l’accavallarsi dei sistemi, dei mondi e delle situazioni ha strutturato una immagine multidimensionale che l’ha resa immortale trasformando l’immagine di una regina in un vero e proprio brand. Elisabeth è la prima, finora unica, regina che si è vista trasformare in un’altra grande icona: Barbie.
La Regina che ha postato il primo tweet della storia ha impostato una strategia di comunicazione a più livelli che ha sempre cercato un equilibrio tra i suoi doveri istituzionali e l’avvicinamento ai suoi sudditi. Non è un caso, infatti, se nel momento più critico della sua carica, la morte di Lady D e le critiche per la sua assenza a Buckingham Palace, abbia deciso di recuperare il legame proprio scendendo per strada a stringere la mano ai sudditi che erano lì per condividere un dolore non più privato.
Per esempio, la sua mise diventata famosissima non è frutto di una casualità, ma è il risultato di scelte ben precise: lo stesso tailleur, lo stesso cappello e la stessa spilla appaiono come una divisa che cambia soltanto colore, scelto sempre nella versione più brillante per essere facilmente riconoscibile nel pubblico.
Il suo è un vero codice che si aggiunge al cerimoniale già molto dettagliato: la borsetta (sempre uguale) che porta con sé in ogni occasione è in realtà un pretesto per comunicare con il suo personale, ed è proprio dal suo interno che tira fuori un sandwich durante lo spot girato con l’orsetto Paddington, altra icona british scelta in occasione del settantesimo giubileo per appassionare emotivamente anche i bambini.

E se di combinazioni insieme a icone pop vogliamo parlare, non possiamo dimenticare lo spot realizzato insieme a Daniel Craig in veste di 007 accompagnato dalla bond girl più regale di sempre, o il video girato insieme al nipote Harry in cui sono videochiamati da Michelle e Barak Obama.
Non ha tralasciato nulla la regina Elisabetta
Lei che ha iniziato la sua carriera a 25 anni disquisendo con Winston Churchill e decidendo delle scelte matrimoniali di sua sorella, ha sempre cercato la condizione ottimale per seguire le regole restando umana e senza allontanarsi dal popolo, ammorbidendo la sua immagine nel tempo, fino a diventare la regina e nonna più famosa al mondo.
In un suo discorso del 1983 dichiarava “Nonostante gli avanzamenti i vecchi problemi della comunicazione umana sono sempre con noi: abbiamo mezzi per mandare e ricevere messaggi, viaggiare lontano nel mondo, scambiarci esperti, ma possiamo ancora trovare a fatica i messaggi da mandare, ignorare quelli che non ci piacciono e ascoltare senza comprendere. Forse ancora più serio è il rischio che il dominio della tecnologia ci renda ciechi di fronte ai bisogni fondamentali delle persone: l’elettronica non può creare complicità, i computer non generano compassione, i satelliti non trasmettono tolleranza”.
E lei, nella sua comunicazione non ha dimenticato nessuno. Il cerimoniale per la sua morte è stato eseguito alla lettera, prima del funerale anche le api dell’arnia reale sono state informate della sua morte e della successione a Re Carlo III. Si tratta solo di un rito celtico, ma mi piace immaginarlo come un gesto di condivisione verso tutte le creature che hanno avuto a che fare con la sua esistenza.
E non è forse questo il segreto di una buona comunicazione? Trovare la coerenza tra il pubblico e il privato, giocare con i mille colori dell’innovazione ma non dimenticare MAI che siamo persone.
…lunga vita alla Regina!


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